Il trittico
L'altorilievo, dietro alla statua di Carducci, funge da parete di chiusura scenografica del monumento e propone una sintesi dell'opera dello scrittore.
È suddiviso in tre campi separati da due lesene: le cariatidi che rappresentano l'Amore e la Forza, qualità morali su cui si fonda la poesia carducciana.
Nella sezione a destra, sulla scorta delle didascalie di Bistolfi sui basamenti (purtroppo non più leggibili), Lo spirito italiano si desta alla voce della poesia classica: un giovane senza occhi e con la lira in mano, fuoriuscente dai margini della cornice, è il Carducci di Juvenilia. Le immagini seguenti illustrano le raccolte poetiche successive: Le muse della collera e della rivoluzione, Il giambo evocano la vis polemica e aggressiva dei Giambi ed Epodi; La Luce della tristezza e La Primavera musa delle Rime nuove rimandano alla silloge carducciana più corposa.
Il campo centrale, intitolato alle Odi barbare, vede il poeta in atto di afferrare l'ode effigiata in una baccante. La scena s'ispira alla seconda strofa del Preludio alla raccolta, di cui la didascalia cita gli ultimi due versi «Per l'ala a volo io còlgola, si volge Ella e repugna». Nel pannello sinistro le figure celebrano le virtù che hanno fatto la patria. Il popolo in ginocchio supplica «Dio rendi l'Italia agli Italiani» (da Piemonte), sullo sfondo, la Rinuncia eroica, dopo aver suggerito a Carlo Alberto di abdicare, offre la corona del regno d'Italia.
Fra gli Eroi si scorge Garibaldi, mentre, al centro, si staglia la Canzone patria con le braccia in alto. In chiusura, in un gruppo volante, L'ascensione dell'idea divina: il poeta, placata la passione politica, può ispirare finalmente il
proprio canto alle muse celesti.