In montagna
Carducci ha amato profondamente il paesaggio alpino, scenario di alcune liriche fra le più suggestive e ha frequentato le località più rinomate delle Alpi, cadorine e valdaostane.
Fra queste acquista un rilievo tutto particolare Madesimo, in Valtellina, che per diciassette anni (1888-1905) fu il suo soggiorno estivo per la cura delle acque e i bagni idroterapici prescritti a seguito del lieve ictus che lo aveva colpito nel marzo 1885. Carducci alloggia a Villa Adele, albergo del notaio Bortolo Pollavini (conosciuto a Cormayeur), mentre pasteggia nella pensione La Cascata e si reca a giocare a carte all'Osteria vegia.
La sua giornata tipo è descritta in una lettera a Elvira del 21 luglio 1897: sveglia alle 6, immersione nell'acqua fredda e passeggiata nel bosco, dalle 9 alle 12 studio, colazione frugale, quindi riposino e studio, alle 17 doccia, passeggiata nella vicina Pianazzo e lettura dei quotidiani, cena con vino, infine alle 10 a letto. Accolto calorosamente nella comunità montana (nel 1901 gli viene conferita la cittadinanza onoraria), lo scrittore ricambiò tanto affetto interessandosi vivamente alla storia, alla gente e alle tradizioni della valle.
I soggiorni alpini di Carducci sono caratterizzati non solo faticose ascese, ma anche una quiete operosa di letture e di studi, come nella lunga vacanza cadorina dell'estate 1892 (Pieve, Calalzo, Auronzo, Monte Piana e Misurina) in compagnia del dantista Michele Barbi e dei filologi triestini Albino Zenatti e Salomone Morpurgo. Pronto a condividere con quest'ultimo l'analisi appassionata di un codice scovato nel Museo di Pieve contenente laudi devote (Antiche laudi cadorine, tipografia Berengan, 1892).